Aida: settant'anni di storia italiana
Pubblicato il 22 giugno 2022 da Ludovica Proietti
Nel 1977 l’etichetta discografica IT pubblica Aida, il terzo album in studio del cantautore italiano Rino Gaetano. La prima traccia, omonima dell’LP, condensa in poco più di quattro minuti oltre settant’anni di storia, partendo dal Fascismo e attraversando i momenti più caldi del secondo Novecento italiano.
Un nome, mille storie
Fu il cantautore stesso a presentare la canzone durante un concerto a San Cassiano (PU) nel ’77 con le parole:
Ultimamente ho visto un film molto importante, che è Novecento di Bertolucci. Questo film era un po' la storia dell'Italia […] e io ho cercato di scrivere, di portare in canzonetta, la storia dell'Italia, partendo un po' dalle guerre coloniali fino ad oggi. Mi sono servito, per fare questa canzone qui, di una donna, che ha vissuto, attraverso i suoi amori e i suoi umori e la sua cultura, la politica italiana. Questa donna si chiama Aida.
Il riferimento all’opera di Giuseppe Verdi, compositore del periodo risorgimentale e simbolo della storia musicale italiana, è evidente, ma non è l’unica motivazione che ha spinto il cantautore a scegliere proprio questo nome, che come chiarì lui stesso in una intervista
rappresenta tutte quelle donne da settant’anni a questa parte, quindi la nonna, la mamma, la fidanzata e un’eventuale futura mia figlia. Sono tutte Aide.
La canzone è quindi una raccolta di
tutte le donne che raccontano, ognuna per cinque minuti, la propria storia.
Aida, come sei bella?
La canzone si apre con il racconto di una donna anziana che rivive la sua gioventù
poco spensierata, fatta di tabù, madonne e rosari, simboli della secolare tradizione cattolica che, nel ’68 prima e nel ’77 poi, iniziò ad essere fortemente criticata dalle frange più progressiste e femministe del Paese.
I ricordi della donna ci riportano indietro nel tempo fino all’epoca fascista, tutta racchiusa nei due versi successivi. I mille mari, infatti, fanno riferimento alla retorica nazionalista, che iniziò a diffondersi immediatamente dopo l’unificazione del Paese (1861) secondo la quale anche all’Italia spettava il proprio impero coloniale d’oltremare, alla stregue delle altre potenze europee. Questa idea, sulla scia del Lebensraum nazista,
venne ripresa da Mussolini che immaginava di fare del Mediterraneo “un lago italiano”.
Il grido Alalà invece, venne rubato alla tradizione greca antica e utilizzato
da D’Annunzio prima per l’incursione aerea su Pola, nel 9 agosto 1917, e poi dai
Granatieri di Sardegna che lo seguirono nell’impresa di Fiume del 1919. Infine,
venne ripreso dal Fascismo e divenne il grido collettivo di battaglia, esultanza, incitamento e sostegno al regime. I vestiti di Lino e Seta sono quelli indossati da Edda Mussolini e Galeazzo Ciano il giorno del loro matrimonio, che, come riportato in un frammento del cinegiornale dell’Istituto Luce “vestiti di lino e seta, dopo la cerimonia, si avviano al radioso futuro di novelli sposi”.
Marlene e Charlot sono, invece, due figure chiave nel mondo dell’intrattenimento
dell’epoca. La prima è la diva tedesca Marlene Dietrich, le cui esibizioni
vennero proibite dai comandi nazisti dopo la pubblicazione della canzone antitedesca Lili Marleen, mentre Charlot è il protagonista del famosissimo film Tempi
moderni di Charlie Chaplin, con cui il regista attaccò l’asservimento
dell’uomo alle macchine industriali in difesa della dignità dell’uomo.
Popolo italiano, corri alle armi! Mostra la tua tenacia, il tuo coraggio e il tuo valore!
Con queste parole, il 10 giugno 1940 Benito Mussolini annunciò l’entrata del Paese nel gran conflitto. Contestualmente alla Seconda Guerra mondiale arrivarono le campagne in Nordafrica, che si rivelarono fallimentari da un punto di vista militare, ma estremamente efficaci nella costruzione del consenso e della popolarità del regime. Un’altra età è quindi quella della guerra, fatta di marce militari, di svastiche naziste e di federali fascisti, dove regna l’oscurità, fatta eccezione per i fanali che potrebbero riferirsi proprio al testo della canzone di Lili Marleen, nel quale due innamorati tentano di eludere i controlli notturni e incontrarsi sotto la luce fioca di un lampione. La guerra termina e i soldati fanno ritorno in un Paese diviso, dove la politica risente ancora del contrasto tra i fedeli del Fascismo e coloro che invece parteciparono attivamente alla Resistenza.
Aida, come sei bella! diventa, quindi, un’ironica, sincera, quanto arrabbiata dichiarazione d’amore all’Italia. Il ritornello divide la prima parte del racconto dalla seconda, esattamente come la Seconda Guerra mondiale fece da spartiacque per il secolo precedente.
Riprende la narrazione a partire dal secondo dopoguerra, che vede il Paese distrutto, dilaniato dalla guerra, il popolo alla fame e i lavoratori pagati pochissimo. Alle difficoltà interne si aggiunse la forte instabilità internazionale e lo spettro del terrore russo”. La paura nei confronti dell’Unione Sovietica si fece quanto mai più concreta nel 1947, anno in cui venne fondato il Cominform (organizzazione internazionale di coordinamento dei movimenti comunisti) e per questo vennero esclusi dalla coalizione di governo i Partiti comunisti e socialisti in Italia e in Francia. Quel Cristo e Stalin, invece, non rappresenta solo il bipolarismo e la lotta tra Chiesa e Comunismo, tra cristianesimo e ateismo, ma fa riferimento ad altro avvenimento cruciale del 1949, quando Papa Pio XII arrivò a dichiarare la scomunica di tutti i comunisti.
Si entra così nell’ultima strofa, con il richiamo all'organo della Costituente che ebbe il compito di redigere la Costituzione della neonata Repubblica e portare finalmente la Democrazia nel Paese, ma ecco subito tornare la disillusione con la retorica domanda e chi ce l’ha?. La delusione è presto spiegata da trent’anni di safari, fra antilopi e giaguari, con cui il cantautore si riferisce alle lotte interminabili dei partiti politici, tra i quali alcuni guardavano ancora con nostalgia al passato fascista. Gli sciacalli sono invece gli imprenditori e i lapin le donne dello spettacolo, che erano solite indossare per le grandi occasioni questa sfarzosa pelliccia molto in voga in quegli anni. Il termine antilope, infine, fa riferimento allo scandalo Lockheed, a seguito del quale venne accusata un’azienda statunitense di aver pagato tangenti a diversi politici e militari stranieri affinché questi potessero acquistare i loro aerei. Tra gli indagati vi fu anche il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, nome in codice Antilope Cobbler, che si dimise in seguito alla scandolo, sebbene le prove a suo carico non furono mai sufficienti per essere concretamente accusato.