Il 12 settembre 1994 il gruppo irlandese The Cranberries pubblica il singolo Zombie, che anticipa di un mese l’uscita dell’album No need to Argue. La canzone venne scritta dalla cantante del gruppo Dolores O’Riordan in risposta ai tragici avvenimenti che si stavano verificando in Irlanda del Nord per mano dell’associazione terroristica IRA, che organizzò una serie di attentati contro il Governo britannico pretendendo il ritiro del suo esercito dalla regione.
La Rivolta di Pasqua e la costituzione dell’IRA
A partire dall’Atto di Unione del 1800, che sancì la nascita del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, i rapporti tra le due parti si fecero sempre più tesi, arrivando in alcuni momenti a veri e propri scontri armati, come accadde nel 1848, quando l’Irlanda venne investita da un’epidemia che ne devastò l’agricoltura e la cattiva gestione del governo inglese fece esplodere proteste in tutto il Paese culminate nella Rivolta della Giovane Irlanda.
Dopo una serie di tentativi falliti, nel 1912 venne approvata una legge che autorizzava la formazione di un Parlamento Irlandese con poteri autonomi e con sede a Dublino, provocando una forte reazione da parte dei conservatori e degli unionisti britannici. Le tensioni si inasprirono e si arrivò ad un vicolo cieco con la costituzione delle milizie armate dei nazionalisti Volontari d’Irlanda, da un lato, e degli unionisti Volontari dell’Ulster, dall’altro. Nel tentativo di ricucire i rapporti, nel 1914 venne approvato il Third Home Rule Act, che concedeva all’Isola maggiore autonomia dal Parlamento britannico, ma non dalla corona. Lo scoppio della Prima Guerra mondiale però ne ritardò l’attuazione e il legame tra i due paesi si deteriorò ulteriormente: nel 1916 gli Irish Volunteers, affiancati dall’associazione sindacalista Irish Citizen Army, proclamarono una Rivolta per tutta la Settimana Santa, durante la quale vennero occupati i luoghi istituzionali e simbolici della città di Dublino e, issando una bandiera verde dal General Post Office con la scritta Irish Republic, fu autoproclamata l’indipendenza. Immediatamente dopo la repressione della Rivolta, durata appena sei giorni, l’opinione pubblica si scagliò contro i ribelli, incolpati delle morti e della distruzione del centro della città e accusati di creare scompiglio all’interno del Paese, indebolendo ulteriormente l’esercito già impegnato nei combattimenti della Grande Guerra. Le torture e l’uccisione dei 16 ribelli promotori della Rivolta nel carcere di Kilmaiham di Dublino, fecero però rapidamente cambiare schieramento al popolo che rimase scioccato dalla violenza dell’esercito britannico, tutta racchiusa nelle parole di un osservatore locale:
Il prolungato processo di esecuzione dei capi della rivolta fu come veder filtrare il sangue da una porta chiusa.
Per far fronte alle perdite della Guerra ormai insostenibili, l’anno seguente il governo britannico decise di imporre la coscrizione anche in territorio irlandese, garantendosi definitivamente il rancore dell’intera popolazione. Per questo, quando Arthur Griffith, unico comandante della Rivolta sopravvissuto grazie alla sua cittadinanza statunitense, prese il controllo prima del movimento e poi del partito indipendentista Sinn Féin (in gaelico noi stessi), la stragrande maggioranza della popolazione irlandese si unì alla causa senza indugio. Dopo due anni di piccole vittorie, nel 1918 il Partito indipendentista di Griffith ottenne la maggioranza assoluta dei seggi irlandesi, i suoi rappresentanti si ritirarono dal Parlamento britannico ed istituirono la Dàil éireann, l’Assemblea d’Irlanda indipendente. Immediatamente i Volontari Irlandesi vennero organizzati nell' Irish Republic Army (IRA), riconosciuta come l’esercito ufficiale della neonata Repubblica.
Gli scontri tra l’esercito irlandese e quello britannico si fecero sempre più intensi fino al 1920, quando il Parlamento britannico emanò il Government of Ireland Act stabilendo la divisione dell’isola in due entità giuridiche separate e dotate di propri Parlamento ed esecutivo: da una parte le sei contee dell’Ulster con capoluogo Belfast e dall’altra il resto dell’isola con capitale Dublino. Formalmente le ostilità terminarono l’anno seguente, quando il Primo ministro inglese David L. George e il leader irlandese Michael Collins decretarono la nascita dello Stato libero d’Irlanda, ma nella realtà dei fatti l’isola continuava ad essere un dominio britannico a causa di una serie di clausole in ambito economico e nella politica estera che la vincolavano alla corona. Quando il Parlamento britannico confermò questa suddivisione, ribadendo che la parte settentrionale restava proprietà della corona ed era esclusa dallo Stato libero d’Irlanda, i militari dell’IRA si ribellarono al governo irlandese, perché inizialmente si batté per una completa autonomia, mentre in seguito, voltando le spalle alla causa, preferì accettare la divisione come voluto dalla corona. Ciò creò una scissione profondissima all’interno del fronte nazionalista irlandese e fece precipitare il Paese in una sanguinosa guerra civile, che nel 1923 si risolse con la vittoria dei nazionalisti favorevoli alla suddivisione del territorio tra Irlanda del Nord e Stato libero d’Irlanda.
Per i successivi quarant’anni Belfast attuò una politica apertamente discriminatoria nei confronti della minoranza cattolica che mai aveva negato la propria volontà di unirsi al neonato Stato libero. Le tensioni rimasero latenti fino al 1963 con l’elezione del Primo ministro nord-irlandese Terence O’Neill e la formazione nel 1966 della Ulster Volunteer Force, corpo paramilitare della fazione unionista-protestante, che nell’agosto del 1969, supportato dalla polizia locale, prese di mira e distrusse interi quartieri di Belfast a maggioranza cattolica. Per difendersi da minacce ed attacchi sempre più frequenti e violenti, i cattolici diedero vita a loro volta ad una forza paramilitare che riprese nuovamente il nome di IRA, mentre il governo britannico si affrettava ad inviare l’esercito nella regione dell’Ulster per ripristinare l’ordine e reprimere qualsiasi focolaio di sollevazione nazionalista, rendendo Belfast una città militarizzata e scenario di scontri durissimi. Il 30 gennaio 1972 nella città di Derry, in Irlanda del Nord, la violenza toccò il suo apice con quella che passò alla storia come “domenica di sangue”: paracadutisti dell’esercito britannico spararono sulla folla in marcia e in protesta per la reclusione di alcuni cittadini irlandesi sospettati di terrorismo, uccidendo 14 persone e ferendone molte altre. La situazione era ormai fuori controllo e l’ala più estremista della fazione cattolica, che dopo questo gravissimo avvenimento allargò notevolmente il suo consenso, confluì in quella che prese il nome di Provisional IRA. Il governo nord-irlandese unionista varò una serie di leggi straordinarie, tra le quali la più grave fu quella che prevedeva l’internamento senza processo di tutti coloro che fossero anche solo sospettati di terrorismo, alimentando ancora di più l’odio e la violenza nei confronti dello Stato e della corona. Gli attentati terroristici dell’IRA si susseguirono in molte città britanniche, sia in Irlanda che in Gran Bretagna, terrorizzando la popolazione civile, soprattutto per il fatto che si trattava sempre di ordigni posizionati in luoghi estremamente affollati. A tutto questo il governo britannico rispose con una serie di misure, tra le quali il divieto di pubblicare su cartaceo o di diffondere per radio e tv qualsiasi notizia che non fosse dichiaratamente affine alle idee unioniste-britanniche, i processi sommari nei quali un unico magistrato era chiamato a decidere per l’assoluzione o l’accusa di un imputato presunto terrorista e le torture all’ordine del giorno ai danni di detenuti in attesa di processi fittizi.
Per tutti questi anni le violenze da ambo le parti non portarono a risultati concreti, né per i nazionalisti-repubblicani che lavoravano affinché l’esercito britannico lasciasse il territorio e l’Irlanda, unita, potesse far valere la propria indipendenza, né per i conservatori-unionisti che nel frattempo si ritrovarono a combattere contro un gruppo molto ben organizzato, numeroso e sempre più determinato, creando una situazione di stallo. Alla luce di questo, agli inizi del 1990, alcuni membri dell’IRA e del Sinn Féin spinsero per un accordo, soprattutto nel tentativo di ridurre la disoccupazione della fascia più giovane della popolazione, scontentando però alcune frange che preferivano proseguire sulla stessa strada.
L'attentato di Warrington
In particolare, il 20 marzo 1993, l’IRA posizionò due bombe in due cassonetti al centro di una piazza molto frequentata nella città di Warrington, in Inghilterra. Vennero collocate davanti ad alcuni negozi e venti minuti prima di mezzogiorno i terroristi avvertirono la polizia che una bomba era stata posizionata difronte ad un negozio Boots, senza segnalare in quale città si trovasse. Esplosa la prima bomba, la folla si disperse scappando nella direzione opposta e inconsapevolmente avvicinandosi al secondo ordigno. In seguito alle esplosioni 54 persone rimasero gravemente ferite e due bambini, Johnathan Ball di 3 anni e Tim Perry di 12, persero la vita: è a loro che la cantante dedicò il verso di apertura della canzone
Another head hangs lowly, child is slowly taken (un'altra testa è appesa, un bambino muore lentamente).
Anche il titolo “Zombie” risulta essere emblematico, riferendosi a coloro che non vedevano più l’insensatezza di tale violenza, perché ormai completamente assuefatti e abituati ad una situazione che andava avanti da anni. Infatti nel brano, con i versi
It’s the same old theme, since nineteen-sixteen, in your head they’re still fighting (è sempre lo stesso vecchio argomento, dal 1916, nella tua testa stanno ancora combattendo)
si fa riferimento proprio alla Rivolta di Pasqua nell’aprile del 1916.
Più volte la cantante dichiarò che l’intenzione del brano non era quella di schierarsi politicamente con nessuna delle due fazioni, ma prendere le distanze dalla disumanità della violenza che ormai era quotidiana e non salvava nessuno, nemmeno i bambini:
Zombie fu scritta nello stesso periodo della bomba di Warrington nel Regno Unito. Non riguarda veramente l'Irlanda del Nord. Riguarda un bambino che è morto per colpa della situazione dell'Irlanda del Nord.