Che non era di Mario, che non era di Gino
Pubblicato il 26 luglio 2023 da Ludovica Proietti
Nel 1976 Rino Gaetano pubblica il singolo Berta filava, traccia A, e Mio fratello è figlio unico, lato B, con l’etichetta discografica It. Ad un primo ascolto il brano “Berta filava” potrebbe sembrare il racconto scanzonato di una donna e dei suoi due amanti, ma come spesso accade per i capolavori del cantautore calabrese, il vero significato è ben altro: racconta, infatti, un episodio (o per meglio di uno scandalo) dell’attualità italiana durante la stagione politica che prese il nome di compromesso storico. Sebbene sotto la figura di Berta si celi quella di Robert E. Gross, fondatore nel 1926 della Lockheed Aircraft Corporation, il messaggio della canzone sembra essere indirizzato direttamente alla Democrazia Cristiana ed in particolare ad Aldo Moro, abilissimo “tessitore di rapporti politici”, come dichiarò Gaetano stesso durante un concerto a San Cassiano:
io lo so benissimo che lui usa dei linguaggi chiarissimi, lui ha inventato diversi termini, infatti è un grosso filologo. Ha inventato le convergenze parallele (espressione con cui in politica si indicava la possibilità di trovare un accordo, una strada comune, tra forze tradizionalmente distanti, come l’estrema sinistra e il partito democristiano) e la congiuntura, tutte queste cose qui. […] questa sera la voglio dedicare a questo personaggio che ha fatto le scarpe a tutta Italia.
Un titolo regale
Il titolo del brano è una parte del detto “è passato il tempo in cui Berta filava”, che si riferisce ad un aneddoto tra lo storico e il leggendario legato all’Alto Medioevo europeo. La Berta del detto è infatti Bertrada di Leon, moglie del Re dei Franchi Pipino il Breve e madre di Carlomagno, a cui si ispirò nel 1270 il poeta francese Adenet le Roi nella sua Berte aus grans piés. La regina era infatti nota anche col soprannome di Berta la Piedona, perché, secondo la tradizione, aveva un piede più lungo dell’altro. L’aneddoto della canzone di le Roi racconta di un presunto scambio di sposa pochi istanti prima del matrimonio tra lei e Pipino il Breve, il quale scoprì l’inganno e riconobbe la sua vera sposa proprio grazie a questa particolare caratteristica di Bertrada.
L’Olimpiade della corruzione
Come detto prima, i protagonisti dell’episodio raccontato nella canzone di Gaetano sono ben diversi da quelli che un primo ascolto può
suggerirci: Berta non è una ragazza e Mario e Gino non sono i suoi
amanti. Mario e Gino rispondono al nome di Mario Tanassi e Luigi Gui,
due esponenti politici rispettivamente del Partito Socialista
Democratico Italiano e della Democrazia Cristiana, coinvolti entrambi
nel famoso scandalo internazionale della Lockheed a metà degli anni
Settanta, soprannominato anche l’Olimpiade della corruzione.
Negli anni ‘70 la Lockheed era una multinazionale pioniera nel campo
aerospaziale, producendo velivoli destinati ad uso civile, come aerei
di linea, e ad uso militare, con aerei da caccia, pattugliatori e
aerei per trasporto militare. Le trattative del governo italiano con
la Lockheed Corporation si aprirono nel 1968 e prevedevano la
sostituzione dei vecchi velivoli dell'Aeronautica Militare con i più
moderni aerei militari C-130 Hercules, il gioiellino di punta della
Corporazione statunitense. Il valore dell’accordo, firmato il 18
giugno 1971, ammontava a 61 milioni di dollari, di cui 53 destinati
all’acquisto di velivoli e il resto speso per le parti di ricambio.
Durante le trattative, tra il 1968 e il 1971, si successero ben
cinque governi in Italia, tutti guidati dalla Democrazia Cristiana:
Leone II (06-12/1968), Rumor I,II,III (1968-1970), Colombo I
(1970-1972). Per i primi tre governi venne eletto Ministro della
Difesa Luigi Gui mentre per gli ultimi due Mario Tanassi, entrambi
ovviamente in prima linee nelle trattative per la contrattazione con
la Lockheed.
Nel 1976 una commissione parlamentare d’inchiesta
negli Stati Uniti, che raccoglieva prove già da oltre un anno,
pubblica il Rapporto Church, che rivelava come la Lockheed
Corporation attuava pratiche corruttive per vendere i propri
aerei a governi esteri. Inizialmente la Corporazione smentì e negò
qualsiasi tipo di coinvolgimento, ma qualche mese dopo fu costretta a
confessare di aver versato tangenti, per un totale di 22 milioni di
dollari, a uomini e partiti politici affinché le vendite
aumentassero. L’obiettivo era ovviamente quello di sbaragliare la
concorrenza che metteva sul mercato modelli altrettanto validi, come
il Transall C-160 di produzione franco-tedesca, il francese Breguet
Br 941 ed infine l’italiano il G-222, modello progettato dalla FIAT
ma ancora mai realizzato. In tutti i Paesi coinvolti in questo giro
internazionale di tangenti, la stampa e la giustizia si mobilitarono
per capire chi fosse realmente immischiato e chi avesse intascato
somme di denaro in cambio dell’acquisto dei C-130. In Italia venne
incaricata una commissione d’inchiesta nel tentativo di individuare
i responsabili coinvolti nella vicenda, decifrando i messaggi in
codice e i nomi fittizi riconducibili a politici italiani.
Nel giro di poco tempo venne ritrovata una lettera, datata 1969, tra il
delegato e il Presidente della Lockheed, con i nomi in codice delle
due figure chiave da corrompere: PUN e ANTELOPE COBBLER. Pochi dubbi
emersero su chi si celasse dietro il primo nome: Pun era senza dubbio
Duilio Fanali, capo di Stato maggiore dell'aeronautica che avrebbe
avuto un ruolo decisionale importate e avrebbe potuto esercitare
quindi forti pressioni sul governo affinché venissero scelti i
velivoli statunitensi. Per Antelope Cobbler, invece, scovare la vera
identità fu più complicato. La prima ipotesi fu quella del
Presidente del Consiglio, Mariano Rumor, ma immediatamente i sospetti
si riversarono anche nelle figure di Giulio Andreotti e Aldo Moro, il
quale era stato in grado di tessere solidissimi rapporti
d’oltreoceano. L’ipotesi più plausibile sembrò essere però
l’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, dato che la
traduzione letterale di “Antelope Cobbler” è “colui che fa le
scarpe all’antilope”, ovvero il leone. La lista dei collusi
risultava ben più lunga e tra questi vennero individuati proprio i
due Ministri della difesa, Gui e Tanassi. Quest’ultimo venne
accusato di aver accettato l’aumento del prezzo degli aerei e di
aver chiuso un affare di fatto sconveniente per il governo italiano.
Infatti, il ricorso alla corruzione da parte della Società
statunitense era dovuto al mancato accordo tra la Lockheed e il
governo italiano, che l’anno precedente preferì acquistare modelli
di aerei anti-sommergibili dall’azienda francese Breguet Aviation,
invece degli Orion P-3 prodotti dalla Lockheed. La strategia fu
quella di aumentare i prezzi del 5%, così da ricavare sufficienti
entrate per pagare tangenti a figure di spicco della scena politica
italiana.
È così che viene spiegato il verso “e nasceva il
bambino che non era di Mario, che non era di Gino”, a significare
che le persone coinvolte e i responsabili collusi nella vicenda
fossero molti di più dei due Ministri della Difesa Gui e Tanassi.
Il processo si tenne difronte alla Corte Costituzionale, invece
di essere affidato alla giustizia ordinaria, ed il vero imputato fu
la Democrazia Cristiana, perché all’infuori delle singole
responsabilità attribuibili ai vari esponenti coinvolti, questo era
un processo politico al regime democristiano in atto sin dal
dopoguerra, tanto che Moro stesso dichiarò
Non ci faremo processare nelle piazze.
Il primo marzo 1979 la sentenza assolveva Luigi Gui dal reato di corruzione, mentre Tanassi risultò colpevole e condannato a due anni e quattro mesi di carcere, insieme a Duilio Fanali ed altre figure di spicco. Per quanto riguarda Antelope Cobbler la sua identità rimase nascosta. Giovanni Leone venne lasciato fuori dall’inchiesta perché ritenuto estraneo ai fatti, ma fu comunque la persona più colpita dalla stampa e dall’opinione pubblica, tanto che, trovandosi nell’occhio del ciclone, il 15 giugno 1978 si dimise con sei mesi di anticipo dalla scadenza naturale del mandato di Presidente della Repubblica.